Sulle verdi colline di Re Pinot nero A Montecalvo tutto iniziò con un equivoco. Basta guardarsi intorno, a Montecalvo, per constatare che di calvo non c’è niente: vigneti, boschi, prati e campi, giardini, parchi e panorami su colline verdi o verso la pianura, verde anch’essa. L’equivoco ha origini lontanissime e diede vita al toponimo di oggi. Quando giunsero qui, i Romani chiesero alle popolazioni liguri residenti come si chiamasse quel monte boscoso. I Liguri risposero “Car” e “Cal” che, in Ligure, significava semplicemente “monte”. Ma i Romani non lo sapevano. Nacque così il nome “Montecalvo”; nel dialetto locale, però, ancor oggi il toponimo è indicato come “Moncar”, molto più vicino alla radice e alla tautologia del suo significato. Montecalvo è la terra del Pinot. Lo precisano tutti da queste parti, lo scrivono ovunque e nessuno lo contesta. I percorsi nel verde si chiamano “Nella terra del Pinot”; i cartelli di benvenuto quello indicano. Di fronte al piazzale della chiesa parrocchiale è stato costruito un grande portico che ospita eventi: è a forma di brenta, l’antico contenitore del vino. Che era anche una capacità di misura e che si usa ancora, in Oltrepò, perché litri ed ettolitri sono la dicitura corretta, ma per capirsi la brenta è meglio. C’è un’antica pieve intitolata alla Madonna dell’Uva; la si raggiunge lungo un tragitto in mezzo ai vigneti, partendo dalla base del colle della chiesa parrocchiale. Qui ha operato Pietro Delfitto, che era il pittore del lavoro dell’uomo e delle vigne. C’è anche un Museo del Cavatappi, l’unico in Italia a gestione pubblica: raccoglie cavatappi di epoche diverse, provenienti da tutte le zone storiche dell’Europa del vino. E c’è una leggenda legata al vino e firmata da Carlo Alberto Pisani Dossi, il padre della Scapigliatura milanese, che era nato a Zenevredo, pochi chilometri più in là, ma che qui trascorreva vari periodi di vacanza nel castello di famiglia. La leggenda riportata dal Dossi riguarda la sua antenata, Luigia, che in una stanza del castello avrebbe fatto murare 10.000 bottiglie di vino. Non di Pinot, ma di Moscato. Del resto, anche per il Moscato la Valle Versa è vocata e Volpara, il luogo d’elezione del Moscato, è vicina. Del Moscato “segreto” non è mai stata rinvenuta ombra, pur diventando oggetto anche di altri racconti e aneddoti letterari. Certa, invece, è la storia di questo luogo privilegiato per posizione e ambiente. Coinvolto nelle lotte di confine fra Pavesi e Piacentini nel XIII secolo, ebbe due diversi sviluppi in quanto a nobiltà presente: il castello, infatti, appartenne a proprietari distinti dai feudatari del posto. Le famiglie prevalenti furono i Beccaria e i Belcredi, ma nel ‘600 in particolare le due proprietà passarono frequentemente di mano e, soprattutto il castello, transitò come possesso dai Beccaria a Macado De Silva e Violante de Orozco e poi ai Dal Pozzo, ai Belcredi (che divennero Marchesi di Montecalvo nel 1701) e ai Pisani a fine ‘800. Il castello ora è una proprietà privata e dell’antico edificio è riconoscibile una sezione dei bastioni verso il versante meridionale. Lo storico Antonio Cavagna Sangiuliani così lo descrive a fine Ottocento: “Una larga e spaziosa terrazza sostenuta da grosse e alte muraglie ed alcune basse torri fiancheggiano il maschio del castello che ha più l’aspetto di signorile e grandioso palazzo medievale che di rocca feudale. Ad ogni modo i grossi mattoni rossi, compatti, solidissimi e le formidabili mura che gli girano attorno gli danno altezzosa forza ed imponenza”. Di quanto descritto oggi poco resta, date le sistemazioni edilizie attuate nel tempo. Il castello non è però l’unica traccia storica della rilevanza del luogo. Nel 1923, ad esempio, in località Valdonica furono trovate monete romane del periodo compreso fra Gallieno (254 – 268 d.C.) e Claudio II Il Gotico (269 – 270 d.C.). Il Re d’Italia e Imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico II (825 – 875) donò una porzione di territorio nei pressi di Casasco al monastero di Bobbio. L’esistenza di una chiesa parrocchiale è documentata dal 1344, in corrispondenza all’attuale Pieve della Madonna dell’Uva, che pare risalga al secolo XI come luogo di culto. Anche alla frazione Bagarello esisteva un castello. Riguardo alle frazioni, una curiosità: fra le numerose comprese nel territorio di Montecalvo, una si chiama Francia e un’altra si chiama Spagna. Perché gli Francesi e Spagnoli combatterono, lasciando il loro segno nei nomi dei luoghi e nella parlata.
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