E’ la prima collina che s’incontra giungendo da Broni e percorrendo il crinale per raggiungere la Valle Versa: Canneto, fra Broni e Stradella, fra due valli, spartiacque dominante come testimoniava il suo grande castello, famoso per le 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, e che ora non c’è più. La storia del castello di Canneto potrebbe sembrare una favola, un po’ triste e inverosimile, se non fosse invece vera. Si trovava in località Montué e nel 1818 ospitò la Regina Carolina Hannover, moglie di Giorgio I di Hannover, nella suo viaggio che le costò l’accusa di infedeltà al re suo marito. Poi accadde – erano gli anni ’20 del secolo scorso – che il castello venisse demolito. Pietra dopo pietra, sin quasi alla fondamenta e sino all’Ordinanza che bloccò i lavori di “smontaggio”. Ed era un castello grande, per le finestre e per la sua forma di nave, con la prua rivolta verso la pianura. Ne esistono ancora numerose immagini, riportate in un prezioso volume che, a sua volta, potrebbe essere una fiaba e che reca la firma dello scrittore e storico bronese Mino Baldi. Del castello, che era ed è una proprietà privata, resta poco, ma quanto basta a comprenderne il perimetro, a intuire la scala elicoidale che univa il pianterreno a quelli superiori, e le sue trasformazioni da luogo d’arme a grande palazzo nobiliare, da reggia a oblio. Resta, invece, nella sua funzione di guardiano fra due valli e onde di colline, il paese, che ora si chiama Canneto, ma che fino alla seconda metà dell’Ottocento si chiamava Montù de Gabbi. Cose che cambiano e si trasformano. Come in una fiaba.
Indicazione bibliografica: Mino Baldi, “Il castello di Montué – Sua ricostruzione ideale, Origini, storia, strutture architettoniche e ornamenti”, ed. MMV, senza data.
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