Nel 1845, durante gli scavi per la realizzazione delle fondamenta del Teatro Sociale, furono trovate monete romane. Nel 1828, durante le opere di costruzione del ponte sul torrente Versa, fu rinvenuta una statuetta in bronzo che rappresentava la dea Minerva. La statuetta fu donata al re Carlo Felice a attualmente si trova presso il Museo archeologico di Torino. L’area di Stradella fu dunque abitata in epoca romana, e si affermò ancor prima dell’anno 1000 in due nuclei già distinti: quello dell’attuale Stradella, all’epoca di minore entità e rilievo, e quello di Montalino, la zona più elevata del territorio, dove sorge una delle basiliche romaniche più rilevanti dell’Oltrepò Pavese. Nelle due località, citate per la prima volta in un atto di vendita del 1025, sorsero due distinte parrocchie e due distinti castelli. La chiesa di Montalino, esistente con ogni probabilità già nel VIII secolo ed edificata per volontà del re longobardo Liutprando, è intitolata a San Marcellino, Papa dal 308 al 320, attivo contro gli Ariani e gli Apostati. La chiesa parrocchiale di Stradella venne invece costruita nel 1491. Il territorio fu sottoposto alla Mensa del Vescovo di Pavia; l’ultimo suo feudatario fu il Vescovo Bertieri (1829). Malgrado questa continuità, Stradella non scampò alle sorti comuni di molte località dell’Oltrepò Orientale: fra il 1214 e il 1216 subì l’assalto dei Piacentini; nel 1373 l’occupazione del capitano di ventura John Hawkood; nel 1401 fu occupata da Facino Cane, feroce condottiero al soldo dei Visconti; dal 1499 al 1513 fu sottoposta ai Francesi e proprio su questo territorio si scontrarono gli eserciti di Carlo V e Francesco I in quella battaglia che, vincitori gli Imperiali, passò alla storia con il nome di “Rotta di Stradella”; dopo il Trattato di Worms (1743) e la Pace di Aquisgrana (1748) passò sotto il dominio dei Savoia; nel 1799 fu occupata dai Russi di Suwarow, alleati degli Austriaci e un anno dopo ospitò Napoleone Bonaparte (presso Casa Locatelli, in Via Cavour, di fronte al vicolo Pozzobonello). Nel 1860 ospitò invece Giuseppe Garibaldi. A informare dettagliatamente su tutto questo è lo storico Pietro Saglio nella sua “Storia di Broni”. Il Saglio si sofferma anche sulle mura di cinta e sul castello costruito a Stradella per volontà di Gian Galeazzo Visconti e distrutto a metà Ottocento, sulla realizzazione di uno stabilimento enologico nel 1873 e su Agostino Depretis, del quale il Saglio ricorda fra l’altro: “Fu nel salone di questo palazzo (Palazzo Isimbardi, sede del Comune, ndr) che Agostino Depretis, Presidente del Consiglio dei Ministri (dal 18 marzo 1876 al 29 luglio 1887 quasi sempre senza interruzione) spiegò davanti a numerosi elettori il nuovo programma di governo che poi prese il nome della città in cui fu pronunziato”. Nel Discorso di Stradella (8 ottobre 1876), Depretis formulò l’idea della “trasformazione dei partiti” avviando di fatto la pratica politica del Trasformismo. L’esordio del discorso fu tutto “stradellino”: “Arte e natura – così iniziò il Depretis - privilegiano le popolazioni di questi colli e di queste pianure dei sentimenti più schietti di cordialità. L’ospitalità, o signori, è una virtù antica dei miei compaesani del collegio di Stradella. Essi ne hanno dato splendidissime prove. Essi accolsero festosi i battaglioni dell’esercito subalpino che movevano alla guerra dell’indipendenza: essi accolsero con non minore cordialità gli esuli delle altre provincie (sic) italiane, quando nell’antico Piemonte, e sotto la bandiera tricolore, trovavano la sempre viva Italia” (da Alberto Mario Banti, “Storia della borghesia italiana: l’età liberale”, Donzelli editore, Roma, 1996, p.215). Sulla cordialità degli abitanti del posto è concorde Goffredo Casalis, che nel suo “Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna”, Ed. G. Maspero librajo e Cassone, Marzorati, Vercellotti tipografi, Torino 1833 – 1856 (vol.XX, p. 460) così scrive a proposito degli abitanti del posto: “Gli Stradellini sono per lo più robusti, ben fatti della persona: gioviale ed allegra è la loro indole, in generale si distinguono per svegliatezza e ingegno”. In epoca risorgimentale, l’impegno di molti stradellini fu fattivo nei moti d’insurrezione, come nel caso di Luisa Battistotti Sassi, eroina delle Cinque Giornate di Milano, e per molti, come accennato nel Discorso di Depretis, si esplicò nell’accoglienza degli “esuli”. E’ sempre il Saglio ad indicare un curioso punto di ritrovo di tali esuli, da lui definiti “profughi”, in Stradella: si trattava dell’osteria della “Siura Peppa”, sotto i portici dell’attuale Piazza Vittorio Veneto. L’accenno al ruolo svolto dall’osteria riporta allo stretto connubio con la produzione di vini, tipica di tutto l’Oltrepò Pavese. Verso la metà dell’Ottocento, i vigneti coltivati nel territorio di Stradella raggiungevano l’estensione di 19.000 pertiche. E il Casalis scrive al riguardo: “le viti vi si coltivano molto bene con metodi assai costosi ma proficui” (op. cit. p.460). Ed il Saglio annota: “In luogo cioè si beveva bene sicché dopo un certo intervallo dall’Ave Maria per chiudere le taverne si suonava la campana bibitorum (dei bevitori) (p.163, “Notizie storiche di Broni”).
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